#ilSettoreElettricoNonsiFerma

Direttivo Antennisti-Elettronici di Confartigianato – Preoccupazioni e proposte concrete

Come si sta muovendo il settore elettrico in questa situazione di crisi?
Il Giornale dell’Installatore Elettrico sta realizzando di giorno in giorno una serie di interviste a tutti i protagonisti della filiera: produttori, distributori, associazioni di categoria e, naturalmente, installatori.
Per capire quali sono i problemi da affrontare, ma soprattutto, quali le azioni costruttive per riprendere rapidamente e con efficacia l’attività.

Intervista a Claudio Pavan, che risponde a nome del Direttivo Antennisti-Elettronici di Confartigianato.

Qual è, ad oggi, lo stato del settore impiantistico? Innanzitutto vediamo di fare chiarezza: chi può lavorare e chi no? Ma soprattutto, come avete vissuto da professionisti questa escalation di Decreti governativi?

Non si può nascondere la verità che è sotto gli occhi di tutti: settore è in grave pericolo. I lavori programmati negli ambienti residenziali sono fermi; si effettuano manutenzioni straordinarie urgenti solo ed esclusivamente dopo l’attenta valutazione di tutti i rischi. Infine, per i lavori destinati agli ambienti del terziario, si procede solo nei casi in cui sia possibile intervenire senza rischi e con la capacità di lavorare rispettando le indicazioni di sicurezza per prevenire i rischi di contagio.

Incertezza, mancanza di liquidità, tasse: queste sono solo alcune delle problematiche più considerevoli che deve affrontare l’installatore. Quali sono le vostre considerazioni a riguardo?

L’incertezza è tanta, è innegabile. La sequenza di provvedimenti e il modo in cui sono stati presentati non aiuta a dissipare le preoccupazioni. Emblematico il caso dello spostamento del pagamento degli F24: nonostante le rassicurazioni del governo è davvero difficile rimanere tranquilli.

Anche perché, nella riunione del 31 gennaio, il Consiglio dei Ministri con una delibera ha dichiarato lo stato di emergenza fino al 31 luglio (sei mesi), peccato però che la scadenza di pagamento degli F24 viene fatta a scatti di pochi giorni… A fronte poi di uno spostamento di pochi giorni a vantaggio degli artigiani, sono saliti a due anni le tempistiche entro le quali lo Stato può venire a fare verifiche, dimostrando così scarsa fiducia nei confronti dei lavoratori che, a loro volta, avranno sempre più difficoltà a ad avere fiducia e a sentirsi tutelati.

In pratica le aziende si sono ritrovate dalla sera alla mattina nella impossibilità di lavorare, di completare i lavori già intrapresi e di incassare per le mansioni portate a termine (e ricordiamo anche che, troppo spesso, chi deve pagare trova mille scuse per protrarre i pagamenti). A fronte di tutto ciò, l’installatore o l’artigiano si aspetterebbe dal Governo un messaggio di supporto e sostegno che invece, ad oggi, non sembra esserci stato.

Cosa chiedete o, in generale, cosa vi aspettate possa fare il Governo?

Dal Governo avremmo voluto sentire parole come queste: “Non preoccupatevi, pensate alla salute, le scadenze sono tutte rinviate a quando potrete riprendere il lavoro. I giorni di chiusura verranno scomputati, il costo dei dipendenti per i giorni di chiusura non graverà sulle vostre spalle” o ancora: “La situazione è gravissima, dobbiamo essere solidali gli uni con gli altri; tutti dovremo subire perdite economiche ma faremo di tutto per limitarle al massimo applicando regole che non penalizzino chi produce ricchezza con il lavoro”.
E invece, sembra che il Governo pensi: “Tanto questi hanno sempre evaso, quindi è bene spremerli”.

In prospettiva: una crisi a tempo, ma che avrà sicuramente effetti a medio e lungo termine. Cosa si potrà e dovrà fare per far ripartire in maniera significativa il settore impiantistico? Quali possono essere le azioni da intraprendere come filiera e come istituzioni?

In primo luogo, cancellare tutte le regole burocratiche attualmente in essere che gravano sulle micro-aziende artigiane. Stabilire poi che le aziende artigiane senza dipendenti assolveranno –tutti- gli obblighi fiscali calcolando una percentuale sul fatturato (bisognerà individuare una percentuale congrua che non penalizzi sia l’artigiano, sia le aspettative dello Stato) in maniera tale che chi vorrà potrà assolvere le incombenze senza dover ricorrere ad un commercialista. Infine, le banche depositeranno sui conti delle ditte artigiane una cifra pari al 20% (o altra percentuale da valutare) del fatturato del 2019: tale somma sarà messa a disposizione come prestito senza interessi da rendere in 36 rate mensile a partire dal 1 gennaio 2021.

#ilSettoreElettricoNonsiFerma