
Installare nel sistema operativo montato sulle auto elettriche il software che Enel utilizza per fare lo smartcharging: questa la sfida “home to grid” di Enel X – nuovo brand di Enel – per costruire un ecosistema della mobilità
Una X formata da quattro cursori, che va ad affiancare il tradizionale logo Enel: lo scorso novembre a Londra è stata presentato Enel X, nuovo brand di Enel. La nuova divisione avrà diversi compiti: progettare soluzioni innovative e digitali per clienti, aziende e città e promuovere servizi legati alla mobilità, per valorizzare le opportunità di un mondo in continua evoluzione, con l’obiettivo di aprire l’energia a nuovi usi, a nuove tecnologie, a nuove partnership e a nuovi servizi per sempre più persone.
Quattro – proprio come i cursori che formano la X del logo e richiamano il concetto di Open Power – i campi d’azione del nuovo brand: e-City, per sviluppare soluzioni ad alta tecnologia e sostenibilità per le nuove smart city; e-Home, per case più intelligenti, capaci di risparmiare sempre più energia e offrire maggiore benessere; e-Industries, per servizi di consulenza, tecnologie legate all’efficienza energetica, la generazione distribuita e la realizzazione di soluzioni off-grid e il Demand Response; e-Mobility, per promuovere una mobilità elettrica sempre più diffusa ed efficiente con infrastrutture di ricarica, Vehicle-to-Grid (V2G) e servizi di second life delle batterie. E la corsa per la smart home è partita con il piano “home to grid”.
«Una delle sfide della rivoluzione digitale per le aziende mondiali è riuscire a entrare nelle case per vendere servizi al cliente finale. Ci stanno provando tra gli altri Apple, Google e Amazon con gli altoparlanti a comando vocale. Chi riesce a far parlare tutti gli elettrodomestici tra di loro può gestire – e vendere – servizi per l’intera casa. Finora nessuno ci è riuscito, entrando dalla porta o dalla finestra. Enel sta cercando di entrare dal garage». Con queste parole Francesco Venturini, CEO di Enel X, annuncia la volontà di installare le colonnine di ricarica direttamente a casa degli utenti. Il manager ha poi proseguito: «Finora abbiamo siglato accordi con le maggiori case automobilistiche. Adesso stiamo spostando l’attenzione sulle società di componentistica per auto: per noi è cruciale far installare nel sistema operativo che viene montato sulle auto elettriche il software che Enel utilizza per fare lo smartcharging. Tale software consente al veicolo di parlare con la stazione di ricarica, ma permette anche di usare l’auto (molte sono connesse con sim card) come un centro di trasmissione per comunicare con qualsiasi stazione di ricarica, anche quelle in garage, e fornire servizi. Oggi il nostro software può già far dialogare la colonnina con i pannelli solari installati sui tetti per dirottare l’energia sulla ricarica di un’auto invece che scaricarla in rete».
In linea con il principio di costruire «un ecosistema della mobilità», l’idea di Enel X è di rendere disponibile il software e incrementarne la diffusione anche presso le altre utility. L’iniziativa rientra nella linea di business e-Mobility, uno dei quattro pilastri su cui poggia la nuova divisione di Enel. Dopo l’acquisizione di tre società americane (EnerNoc, Demand Energy e eMotorwerks), Enel X parte con un fatturato di un miliardo e un margine lordo di 400 milioni e potrà contare su un piano di investimenti di 800 milioni per i prossimi tre anni; tuttavia Francesco Venturini si è dimostrato prudente riguardo l’ipotesi IPO, e ha rimandato la decisione.
Enel X potrebbe inoltre trovare un ostacolo nella regolamentazione italiana: molti aspetti dei nuovi business, a partire dal “vehicle to grid” – la possibilità per le auto elettriche di scaricare in rete l’energia cumulata attraverso le stazioni ricarica – potrebbero scontrarsi con alcuni vincoli regolatori, che comunque non hanno fermato la partenza di alcuni progetti pilota in Italia, sulla scia di quelli avviati in Danimarca e USA.
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