Attualità

GIEditoriale. In chiave Smart

Le città accolgono oltre la metà della popolazione mondiale e sono responsabili del 75% dei consumi complessivi di energia. è necessario quindi migliorarne la vivibilità e la sostenibilità

Sistemi intelligenti, reti intelligenti, monitoraggio e gestione intelligente, edilizia e città intelligenti… ormai ogni cosa deve essere smart. Se non aggiungiamo questa parola, allora nella mente di tutti si associano le parole obsoleto, vecchio, non innovativo. Il concetto smart è quindi ciò che sta portando avanti il mercato e lo sviluppo economico. Ma è bene analizzare cosa significa veramente.

Nel mondo elettrico e dell’impiantistica indica la capacità di sfruttare le potenzialità dei sistemi esistenti, evidenziando la facilità di utilizzo ma soprattutto i vantaggi che le tecnologie possono portare. Possiamo ad esempio pensare alle case domotiche legate non solo al comfort, ma soprattutto alla tecnologia assistita e quindi al sociale. Ma possiamo andare oltre e puntare a un concetto un po’ più consapevole: meno automazione e più informazione.
Un edificio attento all’ambiente che combina strategie attive e passive insieme all’innovazione tecnologica dei sistemi per raggiungere un unico obiettivo: ridurre i consumi. Un controllo cosciente del benessere della casa e del comfort dell’ambiente interno. La casa non sta funzionando in modo indipendente, ma fornisce informazioni all’utente su come ridurre al minimo i consumi. Una mente artificiale aiutata dalla coscienza umana e non il contrario. Questo è un modo nuovo di vivere la casa sfruttando la tecnologia.

È grazie a questo modo di pensare intelligente che l’Italia – o meglio gli studenti dell’università di Roma Tre – ha vinto Solar Decathlon 2014, i campionati di architettura ecosostenibile e basso impatto energetico che si sono svolti a luglio a Versailles. Ma di esempi ce ne sono altri. Ad esempio smart waste, a Prato, è uno dei primi tentativi di città intelligente. Il progetto, a cui ha aderito una decina di comuni, punta al monitoraggio tramite app e via web della raccolta rifiuti. È solo uno dei primi passi fatti per migliorare la qualità della vita nei centri abitati in Italia.
Ad abbracciare la causa smart in Italia soprattutto Genova, dopo essersi aggiudicata 5,6 milioni dal bando europeo Smart cities and communities 2011. Torino propone il progetto Urban Barriera, che prevede interventi di rigenerazione urbana. Milano, invece, si prepara a Expo 2015 con un progetto di città intelligente, in collaborazione con Cisco, Accenture e Telecom Italia: oltre alla diffusione di una rete wi-fi cittadina e degli open data, sugli edifici verrà installato il servizio EnergyWise per misurare e controllare i consumi (illuminazione e riscaldamento) all’interno degli ambienti. Secondo l’indagine Abb-Ambrosetti sulle “Smart cities in Italia”, per diventare più smart il nostro Paese dovrebbe investire 3 punti di Pil ogni anno da qui al 2030, e questo garantirebbe un ritorno e un recupero di efficienza pari a 8-10 punti di Pil all’anno. In questa partita l’edilizia – responsabile del 40% delle emissioni di CO2 – gioca un ruolo importante: gli investimenti servirebbero per l’isolamento degli edifici esistenti, l’installazione di sistemi di illuminazione di ultima generazione e di caldaie a condensazione in tutti gli edifici, una gestione intelligente del “sistema edificio” (dal riscaldamento alla ventilazione), la diffusione di elettrodomestici smart e connessi.

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