#ilSettoreElettricoNonsiFerma

#ilSettoreElettricoNonSiFerma: la testimonianza degli installatori – parte 4

Non solo produttori e distributori, i primi coinvolti in questa crisi dovuta al diffondersi del Coronavirus sono gli installatori: artigiani o imprese più strutturate che devono tuttavia fare i conti con l’emergenza e i nuovi obblighi imposti dal Governo. Abbiamo quindi deciso di dar loro voce attraverso i nostri mezzi.

 

Giuseppe Ferro della Pieffe impianti elettrici, una ditta individuale in provincia di Salerno.

Al momento (venerdì 13 marzo) sono al lavoro, pur essendo un soggetto a rischio (ho avuto due infarti e un tumore). Solitamente collaboro con aziende e architetti, e molti di loro, purtroppo, in questi giorni mi hanno già anticipato che non potranno evadere le fatture in sospeso perché a loro volta non incassano a causa della chiusura di molte attività per le diverse ordinanze emanate. Non nascondo che vivo questo periodo con ansia e paura.
Sinceramente non ho ancora pensato a una strategia post quarantena perché, come detto, le preoccupazioni sono già molte, tuttavia dovrò necessariamente fermarmi a riflettere anche su questa problematica.

 

Salvatore Romano, titolare della To. Ro. Impianti Elettrici, attiva nella realizzazione e manutenzione di impianti elettrici, impianti di sicurezza, integrazioni domotiche e telecomunicazioni.

Mai come ora devo dire che ognuno sta interpretando questa situazione in maniera del tutto personale; dal mio punto di vista, dunque, ho agito secondo il mio istinto e la mia sensibilità, spinto da un lato dalla paura di ammalarsi e dall’altro dalla copertura economica di cui può possiamo noi tutti disporre in caso di eccessivo prolungamento dello stato di emergenza.

Noi come azienda abbiamo gestito la prima fase di emergenza privilegiando i posti ove non fossero presenti altri operai o persone in genere e gestendo le situazioni di guasto urgente anche a casa dei clienti. Dopo il Decreto dell’11 Marzo, abbiamo deciso di fermare ogni attività. Il personale dunque a casa e io col telefono acceso per eventuali guasti urgenti che gestisco in assoluta autonomia.

Il vero problema è che non c’è un vero blocco del settore, ma si rimanda la scelta al singolo basandosi sulla condizione di poter garantire la sicurezza dei propri collaboratori. Cosa per me estremamente difficile perché non si trovano più mascherine e soluzioni idroalcoliche. Dicevo che è un problema perché non essendoci un vero blocco, le scadenze contrattuali devono essere onorate – altrimenti scattano le penali – e anche nei cantieri senza penali in cui gli edili hanno scelto di andare avanti, bisogna comunque offrire il proprio supporto.

Mi rendo conto che non è una situazione facile per chi ci governa e non vorrei trovarmi al loro posto, quindi eviterò valutazioni su cosa sia giusto fare o non fare. Ho creato la mia azienda da zero ed è da 16 anni che non faccio altro che investire in attrezzature e formazione. La mia paura più grande è che il blocco si protragga a un punto tale da portarmi al fallimento.
Adesso mi si potrebbe fare l’osservazione che la vita e la salute vengono prima di ogni cosa, e sono certo che ciò corrisponda al vero, ma l’idea di non riuscire a far fronte ai bisogni della mia famiglia mi terrorizza più del coronavirus stesso.

 

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