#ilSettoreElettricoNonsiFerma

#ilSettoreElettricoNonSiFerma: la testimonianza degli installatori – parte 6

Non solo produttori e distributori, i primi coinvolti in questa crisi dovuta al diffondersi del Coronavirus sono gli installatori: artigiani o imprese più strutturate che devono tuttavia fare i conti con l’emergenza e i nuovi obblighi imposti dal Governo. Abbiamo quindi deciso di dar loro voce attraverso i nostri mezzi.

Alessio Fazi, responsabile tecnico e fondatore di ADA service, con sede nella provincia di L’Aquila, attiva nel ramo dell’impiantistica elettrica.

Io proseguo a lavorare come tutti gli altri giorni. Per ora non ha subito nessun calo e nessuna chiusura dei miei cantieri. E vedendo cosa sta succedendo intorno a me, nell’immediato non mi auspico grandi cambiamenti, seguiamo ovviamente le indicazioni che ci sono state fornite per lavorare in totale sicurezza, nostra e dei nostri clienti. Sono convito che ci saranno gravi conseguenze a livello economico al termine di questa situazione di crisi, in questo senso servirà una rivisitazione di tutto il sistema fiscale e tributario italiano. Per quello che mi riguarda sfrutterò questa situazione per provare a cambiare il modo di approcciare il lavoro e i clienti.

 

Martino Scaglioni, titolare della Scaglioni Impianti Elettrici, con sede a Cella Dati (Cremona), società che opera prevalentemente con aziende e sporadicamente con privati.

Piccola premessa, ci siamo trovati, all’inizio “dell’effetto corona”, nella situazione di una dimissione recente e un’assunzione di poco successiva. Ciò ha portato quindi a qualche difficoltà operativa (niente di preoccupante); era il periodo della “zona rossa Lodi – Codogno” e ci hanno commissionato la realizzazione degli uffici di un’azienda in procinto di trasferirsi. Per farla breve, se non stanno a casa cartongessisti, edili, idraulici e fabbri, come posso stare a casa io?
Non rilevo, al momento, la diminuzione del lavoro in sé, cerco di far fronte agli impegni presi in precedenza con tutte le precauzioni del caso. Esaurita questa commessa, a meno che non venga stoppata per validi motivi, mi dedicherò solo alle urgenze.

“#Iononstoacasa” in questi giorni, perché sono chiamato a operare in parallelo con altre aziende, per non fermare anche loro. Giusto? Sbagliato? Non lo so, non sono l’unico ad avere “comprovate esigenze lavorative”. Certo, terminata la giornata lavorativa, la vita sociale si è ridotta a zero! Quando riuscirò a terminare i lavori in corso, forse, potrei tirare i remi in barca, ma a quel punto potrebbe non essere più necessario trovare soluzioni alternative, che, detto tra noi, adesso non possiedo.

A crisi finita, il ritorno alla normalità risulterà difficoltoso: più dureranno le limitazioni, più lentamente ripartiremo. Ci saranno difficoltà a reperire i materiali, vuoi per l’aumento delle richieste più disparate, vuoi per l’esaurirsi delle scorte, vuoi per i trasporti. Chi avrà arrestato la produzione avrà fretta di ripartire, scoprendo però che gli impianti fermi non ripartono con uno schiocco di dita. La macchina produttiva si rimetterà in moto lentamente, ma rimarrà in parecchi di noi il timore che quanto stiamo vivendo possa accadere di nuovo.
Piccola annotazione: la mascherina, di qualsiasi forma o fattezza, oltre a far appannare gli occhiali, è di una scomodità smisurata.

 

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